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Annamaria Parlato 31/08/2023 0

Vantaggi del turismo di prossimità: ecosostenibile, formativo per i giovani, strumento di promozione territoriale

ll turismo di prossimità, noto anche come turismo locale o turismo regionale, è un tipo di turismo che si concentra su viaggi e attività turistiche all'interno di una regione geografica limitata o vicina alla residenza del turista. Tra gli anni ’50 e ’60, ad esempio, il turismo di prossimità era molto in voga nella nostra Italia, in particolar modo tra quelle famiglie che non potevano permettersi viaggi lontani ed esosi. Questo tipo di turismo si basa sull'esplorazione e la fruizione delle risorse turistiche presenti nelle vicinanze del luogo di residenza o in una regione limitrofa, senza la necessità di viaggiare a lunghe distanze o all'estero. “Turismo di prossimità” vuol dire esattamente questo: non dare per scontato le bellezze che si trovano dietro casa, a due passi da noi, in quegli stessi luoghi che abbiamo visto scorrere davanti ai nostri occhi migliaia di volte ma che, per abitudine, non ci siamo mai fermati ad osservare.

Il turismo di prossimità è spesso motivato da diversi fattori, tra cui:

  1. Vicinanza geografica: I turisti preferiscono viaggiare in luoghi che sono facilmente accessibili da casa loro, riducendo così i costi e il tempo di viaggio.

  2. Sostenibilità ambientale: Limitando gli spostamenti a lunga distanza, il turismo di prossimità può contribuire a ridurre l'impatto ambientale associato ai viaggi, come le emissioni di gas serra.

  3. Scoperta di tesori locali: Questo tipo di turismo offre l'opportunità di scoprire luoghi meno conosciuti o sottovalutati nella propria regione, valorizzando le risorse culturali, naturali e storiche locali.

  4. Costi inferiori: I viaggi di prossimità tendono ad essere più economici, poiché richiedono meno spese di trasporto e alloggio.

  5. Flessibilità: Il turismo di prossimità offre maggiore flessibilità nei tempi di viaggio e nelle prenotazioni, consentendo ai turisti di organizzare escursioni last-minute o di breve durata.

Questo tipo di turismo è diventato particolarmente rilevante in risposta a eventi come la pandemia di COVID-19, che ha limitato i viaggi internazionali e ha spinto molte persone a esplorare le bellezze e le opportunità turistiche nella loro regione locale o nazionale.

Offre diversi vantaggi sia per i turisti che per le comunità locali e l'ambiente. Ecco alcuni dei principali vantaggi:

  1. Sostenibilità ambientale: Riducendo la necessità di viaggiare a lunghe distanze, il turismo di prossimità contribuisce a ridurre l'impatto ambientale associato ai viaggi, come le emissioni di gas serra e l'uso delle risorse naturali. Ciò è particolarmente importante in un momento in cui la sostenibilità ambientale è una preoccupazione globale.

  2. Riduzione dei costi: Il turismo di prossimità è spesso più economico poiché richiede meno spese di trasporto e alloggio. I turisti possono risparmiare denaro che altrimenti sarebbe stato speso in voli aerei, viaggi in treno o carburante per l'auto.

  3. Sviluppo locale ed economia: L'attività turistica nelle comunità locali può stimolare l'economia locale creando opportunità di lavoro e generando entrate per le imprese locali, come ristoranti, alberghi, negozi di souvenir e guide turistiche.

  4. Valorizzazione delle risorse locali: Il turismo di prossimità può incentivare la valorizzazione delle risorse naturali, culturali e storiche presenti nelle vicinanze, incoraggiando la conservazione e la promozione di tali risorse.

  5. Scoperta di luoghi meno conosciuti: I turisti hanno l'opportunità di scoprire luoghi meno affollati e meno turistici nella loro regione o paese, consentendo loro di sperimentare autentiche esperienze locali.

  6. Flessibilità: Il turismo di prossimità offre maggiore flessibilità nei piani di viaggio, consentendo ai turisti di organizzare escursioni last-minute o weekend fuori porta senza la necessità di prenotazioni o piani a lungo termine.

  7. Resilienza economica: Il turismo di prossimità può contribuire alla diversificazione dell'economia locale, riducendo la dipendenza da settori economici sensibili alle fluttuazioni globali.

  8. Comunità interconnesse: Questo tipo di turismo può favorire un senso di comunità e un maggiore coinvolgimento tra i residenti locali e i visitatori, creando un ambiente più amichevole e inclusivo.

  9. Minore impatto culturale: Rispetto al turismo di massa, il turismo di prossimità tende a avere un impatto culturale meno invasivo, poiché i turisti sono più inclini a rispettare e apprezzare le tradizioni locali.

  10. Opportunità formativa e lavorativa per i giovani e gli addetti di settoreI giovani, sfruttando questa forma di turismo, possono lavorare come animatori turistici, organizzando attività ricreative e di intrattenimento per i visitatori in hotel, resort o alberghi diffusi. Inoltre hanno modo di approfondire la storia locale e la conoscenza del patrimonio culturale. Gli addetti di settore invece hanno la possibilità di progettare campagne di promozione, sviluppare contenuti digitali e organizzare eventi turistici ed enogastronomici.

In generale, il turismo di prossimità può essere un'opzione vantaggiosa per chi cerca di esplorare nuovi luoghi e sperimentare diverse culture senza allontanarsi troppo da casa, contribuendo nel contempo alla sostenibilità e allo sviluppo delle comunità locali. Anche nel 2023, le persone cercano destinazioni in cui restare più a lungo spendendo meno che in passato. Con il cambiamento degli stili di viaggio, i turisti sono alla ricerca di esperienze autentiche e sostenibili a prezzi più competitivi, rivolgendosi sempre di più a destinazioni emergenti. 

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Mina Felici 20/06/2023 0

Il Gruppo CTG Picentia al Liceo Scientifico Francesco Severi

Il percorso per le competenze trasversali e l’orientamento – oggi conosciuto con l’acronimo PCTO – che ha visto per la prima volta in azione il Gruppo CTG Picentia di Salerno, si è concluso brillantemente con soddisfazione da parte di tutti i soggetti coinvolti. L’esperienza ha aperto al Picentia nuovi campi di azione ed ha permesso ad un’intera classe ed alla loro tutor ed insegnante, prof.ssa Rosa Noce, di conoscere la realtà dell’Associazione. Del progetto è rimasta l’esperienza maturata nelle 30 ore del suo svolgimento ed un prodotto digitale che racchiude l’intero percorso evidenziando il cammino fatto e gli obiettivi raggiunti.

L’idea è nata dalla lettura di alcuni romanzi storici scritti dall’autore Carmine Mari, tutti ambientati nella Salerno di tempi remoti. Le storie si interfacciavano con il Medioevo, con il Rinascimento e con i primi anni del Novecento, facendo rivivere al lettore storia e luoghi come a quei tempi si potevano incontrare. Conosciuto Carmine, il resto è venuto dalla progettazione congiunta dei vari soggetti: la prof.ssa Noce, ormai  nostra socia Rosa, le volontarie ed ACA del Gruppo Picentia Irene e Mina, Carmine Mari. Ne è scaturito un documento progettuale preciso e puntuale che, per l’originalità della proposta didattica, ha catturato l’attenzione della Dirigente e del Consiglio di Classe che ne hanno approvata la realizzazione.

Si trattava di ripercorrere la storia di Salerno, soprattutto riferita all’era Longobarda e Svevo-Normanna; da qui poi si sarebbe dovuto immaginare un ipotetico personaggio che avrebbe fatto da protagonista ad  una storia nuova, da scrivere da parte dei ragazzi. Facile a dirsi ma non altrettanto facile a farsi dal momento che l’esercizio della scrittura, fortemente legato a quello della lettura, non è materia che sempre si pone come facile obiettivo per i giovani, soprattutto quelli dei nostri giorni, poco avvezzi a tale esercizio ridotto dai media a brevi messaggi – o post- e da altrettanto fugaci immagini che rappresentano storie che scorrono veloci lasciando poche tracce dietro di sé.

Per questo l’esordio è stato ‘rivoluzionario e controtendenza’: abbiamo consegnato ad ogni studente e studentessa, un quaderno colorato, di formato ridotto, e per ognuno una penna ed una etichetta per poterci scrivere il proprio nome o il titolo del PCTO. Si è spiegato loro che tale quaderno poteva essere uno strumento da portare con sé per potervi annotare idee, sensazioni, stati d’animo, osservazioni.

Abbiamo anche percorso con loro il centro storico di Salerno attraverso vie non solitamente battute dai giovani ed abbiamo raccontato storie e personaggi che in quei luoghi hanno vissuto ed operato. Preziosa è stata la spinta emotiva e competente di Carmine il quale, partendo dall’analisi di un racconto  e di quali siano le parti di cui si compone, ha dato ai ragazzi gli strumenti che loro mancavano. Sembrava un’impresa impossibile ma il ruolo dell’autore è stato quello di fare da demiurgo, aiutando nella composizione – senza intervenire direttamente – affinché la storia avesse un senso finito e, partendo dall’incipit, potesse giungere alla conclusione. Tutto questo senza evidenti incongruenze sulla collocazione storica degli eventi.

Ne sono scaturiti così 6 racconti, attorno agli autori dei quali, si sono formati altrettanti gruppi. All’interno di ognuno di questi si sono auto selezionati un lettore o lettrice, un selezionatore/ selezionatrice di immagini, un addetto/addetta alle musiche, un montatore o montatrice. Questo per poter realizzare un trailer ed un podcast per ogni racconto. In questo modo si è data a tutti la possibilità di esprimersi, anche se meno portati per la scrittura in sé. Il materiale finale è stato raccolto sulla piattaforma digitale che consentirà di accedere a chiunque con un semplice click sul relativo link che si trova qui

Il feedback, chiesto a tutti i soggetti, è stato positivo: per i ragazzi, ai quali la prof.ssa Rosa Noce ha chiesto di esprimersi con un aggettivo, i più gettonati sono stati divertente, stimolante, nuovo, originale, sorprendente ma, ed è giusto dirlo, abbiamo anche avuto la definizione di noioso.

Per Irene e per me, relativamente al Gruppo CTG Picentia, il giudizio è di un esperimento ben riuscito, se guardiamo al risultato. Ai giovani abbiamo insegnato l’importanza della lettura e la possibilità di intraprendere numerosi viaggi spazio-temporali, anche senza muoverci, attraverso di essa.

Abbiamo insegnato che dei volontari possono spendere del tempo non solo per se stessi ma per gli altri e stimolato, speriamo,  i ragazzi a fare altrettanto;

Carmine, che per la prima volta si cimentava in un progetto di questo tipo, ha espresso comunque la soddisfazione per il buon risultato raggiunto e per nulla scontato; ha inoltre sottolineato come affinché di un’esperienza ci resti qualcosa è necessario che noi abbiamo, a nostra volta, dato il nostro seppur piccolo contributo, perché nulla viene se nulla si dà.

Rosa Noce, nella sua qualità di coordinatrice e dall’alto della sua pluriennale esperienza, ha apprezzato l’originalità del progetto che resta unico del genere tra i numerosi seguiti ogni anno.

Che dire in conclusione di questa passeggiata a ritroso nel Progetto e nel tempo che è trascorso da quando lo abbiamo pensato ad oggi che ci vede, nonostante le non poche difficoltà, in dirittura di arrivo? Abbiamo acquisito esperienza, conoscenza, sperimentando a volte la frustrazione per non riuscire a attrarre l’attenzione dei ragazzi ma, alfine, come dice Carmine, ad ognuno di coloro che hanno dato qualcosa – la maggior parte dunque – rimarrà qualcosa e soprattutto un seme che potrà germogliare anche a distanza di tempo. Per quanto ci riguarda siamo già proiettati verso nuove progettazioni per l’anno che verrà.

Mina Felici

Presidente Gruppo CTG Picentia - Salerno

Link dove reperire tutto il materiale prodotto dall'inizio alla fine del progetto: https://padlet.com/rosanoce18/chestorieragazzi-pcto-3f-jq6klmvyf9f9wk25

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Annamaria Parlato 29/05/2023 3

Il Borgo di Terravecchia e il Sentiero della Stampella a Giffoni Valle Piana, per la promozione del territorio

La storia di Terravecchia a Giffoni Valle Piana è intrisa di tradizioni locali, eventi storici e influenze culturali che hanno contribuito a plasmare il borgo nel corso dei secoli. Esplorare le sue strade e ammirare i suoi monumenti è un modo per immergersi nella storia affascinante di questo antico borgo medievale.

Meno di cento abitanti, il borgo che in realtà è la frazione più piccola di Giffoni è dominata dall'alto dal Castello di Terravecchia, le cui origini risalgono all’anno mille quando Federico II, ordinò il recupero della rocca e ne fece la sua residenza.

Il borgo è collegato al castello attraverso una piccola mulattiera ed è un susseguirsi di case e vicoletti racchiusi in un sistema difensivo.Fortunatamente, nonostante ci siano stati molti restauri, le tracce medievali non sono state cancellate e infatti è possibile ammirare ancora oggi mura di cinta merlate, torri e vicoli strettissimi che si incrociano scendendo fino a Giffoni.

Uno dei percorsi più gettonati ma da valorizzare è il Sentiero della Stampella sul lato orientale del Castello omonimo, in quanto il lato occidantale è praticamente scomparso. Lungo meno di un chilometro e largo circa tre metri, risale al periodo longobardo e per volontà del vicerè Don Pedro de Toledo, fu ristrutturato nel XVI secolo, conservando la stessa fattura, per rafforzare il Borgo di Terravecchia dalle invasioni dei Saraceni che era tra l'altro osservatorio privilegiato con il sopracitato maniero su tutti i castelli della Valle del Picentino. Lo scorso 23 aprile 2023, con la Pro Loco di Giffoni rappresentata per l'occasione dall'arch. Gregorio Soldivieri, i volontari del Servizio Civile e il Gruppo CTG Picenta di Salerno, c'è stata l'occasione di poter visitare questo antico sentiero (attività inserita nell'ambito dell'offerta formativa collegata al nascente progetto dell'Ecomuseo dei Picentini), ammirare il paesaggio naturalistico e culturale che racconta la storia della città di Giffoni Valle Piana, gli uliveti secolari che si incontrano durante la passeggiata, la chiesetta longobarda di S.Egidio risalente all'XI secolo in stile romanico ma con interessanti affreschi tardo-trecenteschi e il trappito del XVII secolo (dai monaci trappisti), attualmente museo etnografico e testimonianza dell'economia locale basata sulla produzione di olio e vino. 

Testimoni di un’antica arte della produzione dell’olio, questi frantoi ipogei sono parte integrante del paesaggio e dell’architettura rurale. Meravigliosamente conservato nel tempo, il Trappito non ha richiesto particolari interventi di consolidamento strutturale ma soltanto alcuni interventi di restauro estetico. Il motivo che spinse a lavorare in un opificio sotterraneo era quello di ottimizzare la conservazione del prodotto in un ambiente dalla temperatura costante: la temperatura doveva infatti essere bassa per evitare il degrado del prodotto, ma superare quella della solidificazione dell'olio, ossia i 6 °C Generalmente in un grande vano si trovava la vasca per la molitura con la sua grossa pietra molare posta in verticale, di calcare duro. Adiacente al grande vano erano allestiti i torchi di legno alla "calabrese" (con due viti) e alla "genovese" (ad una vite) e diverse vasche scavate nella roccia. Altri vani erano destinati a stalla, a cucina e a dormitorio degli operai.

Nel complesso, il Borgo Terravecchia a Giffoni Valle Piana offre una combinazione di fascino storico, bellezze naturali ed eventi culturali che lo rendono destinazione attraente per i visitatori della regione Campania, di tutte le altre regioni italiane e se promosso potrebbe attirare perfino turismo internazionale, diventando fiore all'occhiello della città conosciuta nel mondo per il Festival del Cinema dei Ragazzi nato proprio qui nel 1971. Il Borgo è una meta turistica apprezzata per la sua bellezza e autenticità, per il buon cibo con le tipiche osterie dislocate un pò dappertutto, con le sue strade strette e le case di pietra che raccontano la sua lunga storia.

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Annamaria Parlato 27/03/2023 1

Pontecagano, Ecomuseo dei Picentini: il CTG Picentia in rete con le associazioni del territorio

L'ecomuseo è un tipo di museo che si differenzia dalle tradizionali istituzioni museali per la sua attenzione alla comunità locale e all'ambiente circostante. L'idea di creare un ecomuseo è nata in Francia negli anni '60, quando il movimento di valorizzazione delle tradizioni locali, dell'artigianato e della cultura popolare iniziò a diffondersi in molte regioni del paese.

L'ecomuseo di Creusot-Montceau, fondato nel 1970, è considerato il primo al mondo. Il suo obiettivo era di preservare la memoria delle miniere di carbone e delle fabbriche della zona, che stavano lentamente scomparendo. L'ecomuseo ha coinvolto la popolazione locale in questo processo, incoraggiando le persone a condividere le loro storie e le loro esperienze per creare una narrazione collettiva della storia del territorio.

Negli anni '70 e '80, il movimento degli ecomusei si è diffuso in altri paesi europei come l'Italia, la Spagna e il Portogallo. Nel 1985, l'ICOM (International Council of Museums) ha creato il Comitato Internazionale degli Ecomusei e dei Musei Comunitari (CIDOC), che ha promosso l'idea degli ecomusei a livello internazionale.

Oggi, gli ecomusei sono presenti in molti paesi del mondo e rappresentano una forma di museo partecipativo e interattivo, che coinvolge la comunità locale nella preservazione e nella valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale della propria zona. 

L'ecomuseo non è solo un luogo in cui sono conservati e mostrati oggetti e documenti, ma è un processo che coinvolge la comunità locale nella creazione di un'identità collettiva e nella preservazione della storia e delle tradizioni del proprio territorio. Inoltre, l'ecomuseo spesso organizza attività culturali, educative e di sviluppo sostenibile per promuovere la conoscenza e la consapevolezza della propria cultura e ambiente.

Di seguito sono elencate alcune delle azioni più comuni svolte dagli ecomusei:

  1. Raccolta e conservazione del patrimonio culturale e ambientale: gli ecomusei raccolgono e conservano oggetti, documenti, fotografie e altro materiale relativo alla storia, alla cultura e all'ambiente della propria zona.

  2. Ricerca e documentazione: gli ecomusei svolgono attività di ricerca e documentazione per approfondire la conoscenza della storia e della cultura del territorio.

  3. Educazione e formazione: gli ecomusei organizzano attività educative e di formazione per la comunità locale, come visite guidate, laboratori didattici, incontri con esperti e conferenze.

  4. Promozione turistica: gli ecomusei promuovono la propria zona come destinazione turistica, organizzando attività culturali, escursioni, passeggiate e altri eventi.

  5. Sviluppo sostenibile: gli ecomusei promuovono lo sviluppo sostenibile, ad esempio attraverso l'organizzazione di progetti per la gestione dei rifiuti, l'adozione di tecniche di agricoltura sostenibile e la promozione dell'energia rinnovabile.

  6. Coinvolgimento della comunità locale: gli ecomusei coinvolgono attivamente la comunità locale nella gestione e nella promozione del patrimonio culturale e ambientale attraverso la partecipazione a progetti, iniziative e attività culturali e di sviluppo sostenibile.

La legislazione degli ecomusei varia da paese a paese e spesso dipende dalle normative che regolamentano il settore dei musei e del patrimonio culturale. La Campania ha una legislazione specifica per gli ecomusei che sono definiti come "musei territoriali che, attraverso la valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale locale, promuovono la conoscenza e lo sviluppo della comunità di riferimento, a partire dalla partecipazione attiva e consapevole dei suoi abitanti". 

La legge regionale n. 2 del 29 gennaio 2007, intitolata "Norme per la tutela, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale e ambientale della Regione Campania", prevede specifiche disposizioni per gli ecomusei.

In particolare, l'articolo 49 della legge regionale stabilisce che "la Regione Campania promuove, in collaborazione con gli enti locali e le comunità territoriali, la costituzione e lo sviluppo di ecomusei finalizzati alla valorizzazione del patrimonio culturale, ambientale e paesaggistico del territorio".

L'articolo 50 prevede inoltre l'istituzione di un "Registro regionale degli ecomusei", gestito dalla Regione Campania, al quale gli enti locali e le associazioni possono presentare la domanda di riconoscimento dell'ecomuseo.

La legge regionale prevede anche che gli ecomusei debbano essere gestiti da organizzazioni senza scopo di lucro, che abbiano come obiettivo la tutela, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale e ambientale del territorio.

Infine, la legge prevede anche incentivi per la costituzione e lo sviluppo degli ecomusei, tra cui finanziamenti, agevolazioni fiscali e forme di collaborazione con le università e i centri di ricerca.

In molti paesi esistono associazioni e network di ecomusei che promuovono la conoscenza e lo sviluppo degli stessi, nonché la loro integrazione nei contesti culturali e sociali locali.

Anche in provincia di Salerno, precisamente a Pontecagnano, il Museo Archeologico Nazionale - MAP - diretto dalla Dott.ssa Ilaria Menale, è stato portavoce e promotore della nascita dell'Ecomuseo dei Picentini - Le Terre della Felicità

A partire dal 2017 è stato, infatti, avviato il progetto di un ecomuseo con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio storico diffuso che caratterizza quest’ampia parte di territorio in sinergia con Enti locali, Istituzioni e Associazioni ambientaliste e di promozione culturale. 

Il riconoscimento normativo degli ecomusei della Campania invece è stato seguito da Valeria Ciarambino, vicepresidente del Consiglio regionale della Campania, che lo scorso 14 marzo 2023 (in occasione della Giornata del Paesaggio), ha espletato un approfondimento sull’iter legislativo regionale dell’Ecomuseo dei Picentini, presso il Museo Archeologico stesso, già oggetto di sottoscrizione lo scorso anno di un “Patto di collaborazione” tra i Comuni dei territori coinvolti (Pontecagnano Faiano, Giffoni Valle Piana, Giffoni Sei Casali, San Cipriano Picentino, San Mango Piemonte, Montecorvino Rovella, Montecorvino Pugliano, Olevano sul Tusciano, Castiglione del Genovesi e Acerno). "...La valorizzazione e la conservazione delle tradizioni, dei più bei siti paesaggistici e culturali e di ogni bene materiale e immateriale di cui la nostra regione dispone, passerà ben presto per il contributo degli ecomusei. Con l'approvazione all'unanimità in Commissione Cultura della proposta di legge a mia prima firma, si fa un primo importante passo nel riconoscimento degli ecomusei in Campania, mettendo a sistema quelli già esistenti e incentivandone la nascita di molti altri. Puntiamo a creare una rete di musei diffusi che costituiscano un'alternativa ai musei tradizionali, con l'intento di esaltare un patrimonio immenso di bellezze naturali, tradizioni e cultura che caratterizzano da sempre la nostra terra..." (Dal discorso dell'ON. Ciarambino durante la seduta della Sesta Commissione del 15 marzo 2022 Ciarambino, ecomusei, primo via libera in Campania - Campania - ANSA.it)

Il CTG Picentia di Salerno è tra i sottoscrittori del patto e si impegnerà con le altre associazioni territoriali a proporre iniziative riguardanti la promozione del patrimonio culturale ed enogastronomico dei Picentini. Il progetto "Di Food in Tour" sarà sicuramente tra queste. 

L'Ecomuseo dei Picentini - Terre della Felicità sarà senza dubbio volano di sviluppo turistico e territoriale, e se per i Greci il concetto di felicità era considerato obiettivo supremo della vita umana, allora secondo questa prospettiva la condizione di benessere sarà totalizzante perchè la cultura genera amore, bellezza e profondo senso civico tra i popoli. 

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Irene Russo 17/03/2023 0

Salerno a passi nella storia: l'affascinante figura di Trotula De Ruggiero

Ed eccomi alla riflessione su un’altra parola chiave : Un elemento molto nominato ultimamente: quanto tempo ancora dobbiamo stare così? Quanto tempo in più abbiamo, stando a casa, di fare varie cose? Il tempo che stiamo vivendo entrerà nei libri di storia….

Pensando alla quantità di tempo a disposizione, e qui non si dia per scontato che per tutti sia proprio così, in linea di massima ci si organizza per spenderlo in modi a volte nuovi e fare qualcosa di più, qualcosa che nella quotidianità frenetica trascuriamo.

Mi rivolgo alle donne, principalmente, perché molte di loro spesso si trascurano, nella cura del loro aspetto fisico, e molte altre invece esagerano.

Vorrei a questo proposito ricordare una figura importantissima vissuta nell'undicesimo secolo a Salerno: la Magistra Trotula De Ruggiero, famosa medichessa della Scuola Medica Salernitana.

Questa donna straordinaria nata, si pensa, nell’anno 1020, di famiglia benestante, vicina alla famiglia del Principe Guaimario IV, ultimo principe longobardo, fu una scienziata nel campo della medicina,

dell’erboristeria, della ginecologia, dell’ostetricia, e non solo, conosceva anche il greco ed il latino ed aveva studiato le opere dei maggiori filosofi fino alla sua epoca.

Trotula dedicò la sua vita alla cura dei malati, sposò il noto medico della Scuola Medica Salernitana Giovanni Plateario, e continuò a praticare la sua professione fino alla fine, raccogliendo, negli ultimi anni della sua vita, tutti i suoi rimedi per qualsiasi malattia o disturbo, consigli, buone pratiche, ricettari, in varie opere.

Quella di cui vorrei parlarvi è il De Ornatu Mulierum”, cioè un trattato di cosmetica dedicato esclusivamente alla donna ed alla cura del suo aspetto estetico.

Non c’è vanità tra gli scopi di quest’opera, ma la presa di coscienza fortissima che Trotula fa e cerca di trasmettere a tutte e tutti, riguardo alla BELLEZZA DELLA DONNA INDICATIVA DI UN CORPO SANO E IN ARMONIA CON L’INTERO COSMO.

Nel suo trattato la medichessa indica rimedi fatti con unguenti, decotti, balsami, che servono ad esempio ad avere denti bianchi ed alito profumato, oppure a tingere i capelli di biondo, o di nero, a profumarli, a creare un “globo profumato” per la casa, un unguento per il viso per la domenica e tanto, tanto altro ancora!

(Consiglio di leggere qualcosa su Trotula De Ruggiero, i cui medicamenti e ricette non riporterò in questo articolo perché rivolti alle donne

dell’undicesimo secolo e quindi di abitudini ben diverse, sicuramente, dalle nostre, ma alcune delle quali potrebbero essere ancora attuali.)

Tutte le preparazioni venivano eseguite usando ingredienti naturali, quali piante, radici, fiori, olii, polveri, semi.

Infatti bisogna ricordare due fattori fondamentali allo sviluppo di questo tipo di cure:

  • la profonda conoscenza delle erbe selvatiche e dei loro usi, che Trotula aveva ereditato dalle donne sue ave : le MULIERES SALERNITANE, donne che sapevano individuare, conservare, lavorare tutte le erbe, le piante officinali, spezie, radici, con sapienza, tramandando a voce questa tradizione fino a quando essa si è poi evoluta nelle prime forme di medicina vera e propria. Salerno per la sua esposizione era un grande patrimonio di giardini pensili ricchi di piante officinali ( i semplici...)

  • un fattore socio economico importantissimo: Salerno era una città cosmopolita, un punto di scambio commerciale ed incontro di culture che favoriva la presenza di prodotti non sempre disponibili in

territorio “italiano”, ma che grazie a tale situazione potevano essere importati, seminati e cresciuti (vale per alcune erbe e piante), assimilati col tempo e fatti propri. Inoltre la convivenza di più culture a Salerno durante quel secolo favorì lo sviluppo di una città multietnica in cui erano tollerate usanze e costumi diversi tra loro e gli scambi di prodotti erano spesso anche scambi di saperi che venivano da lontano.

La medicina si sviluppa quindi in questo fiorente contesto, facendosi forte anche di notizie e contributi arrivati da oltre mare, dal mondo arabo, e Trotula, diventa una riconosciuta medichessa.

Pur trovandosi in una comunità in cui la donna non aveva certo vita facile, anzi proprio per questo, Trotula è un personaggio straordinario ai miei occhi ed agli occhi di molti, riesce a far rivalutare il suo ruolo di donna e riesce sempre con onestà intellettuale e con precisione scientifica a fronteggiare quel senso di vergogna, pudore e inibizione che le pazienti provavano nel mostrare i propri malanni, inestetismi, difetti, tante volte segreti, e che molto spesso venivano trascurati sino ad uno stato di

inevitabile evidenza pur di non subire l’imbarazzo di una visita.

Ciò che colpisce degli scritti di Trotula de Ruggiero e del modo di comunicare i rimedi è la consapevolezza di una donna che parla alle donne, ritenendo, appunto, il loro benessere esteriore molto molto correlato a quello interiore, se non altro un buon punto di partenza per alleggerire il fisico dalle fatiche e gli stress della vita. Tra l’altro fu la prima donna che riconobbe il disequilibio alimentare, la mancanza di esercizio fisico, la non cura e scarsa igiene del proprio corpo, come basi per il sopraggiungere di malattie e patolgie più o meno gravi.

Ed ecco che tutto questo si ripropone oggi a noi, nel messaggio di cui mi voglio fare portatrice, attraverso il concetto di TEMPO: dedichiamo un po’ di tempo calmo a qualche piccolo accorgimento per noi stesse (mi permetto di estendere questo invito anche ai maschi), prendendo esempio da Trotula, sapendo che contribuirà al nostro benessere, perché questo tempo che entrerà nella storia sia vissuto, almeno per qualche minuto della nostra giornata, nella ricerca anche, perchè no, del benessere psico-fisico.

Riferimenti bibliografici:

IO,TROTULA (Dorotea Memoli Apicella)

STORIA DOCUMENTATA DELLA SCUOLA MEDICA SALERNITANA (Salvatore De

Renzi)

REGIMEN SANITATIS, FLOS MEDICINAE SALERNI (a cura di A. Sinno)

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